Il mio nome è Victoria 

di Victoria Donda

Cosa succede nella vita di una ragazza argentina che scopre a ventisette anni di essere figlia di desaparecidos?

… Tutti siamo molte cose nello stesso tempo, tutti siamo permeati da contraddizioni e forze contrarie che alternativamente vincono o perdono la partita. Cosa allora dà un colore alle mie esperienze, rendendole degne di essere raccontate? Credo che la risposta non si trovi dentro di me, non almeno in quella ragazza di allora. In quel momento mi chiamavo Analía, mio padre era un impiegato in pensione della prefettura Argentina, ero nata nel 1979… Ma sono sempre stata anche Victoria, la figlia di Cori e del «Capo», quella che nacque nel 1977 in un campo di concentramento e di tortura situato in pieno centro a Buenos Aires. La mia vera vita non inizia a ventisette anni, perché non si può liquidare tutto quello che è accaduto prima semplicemente come una bugia. È per questo che la mia storia, quella che racconto in queste pagine, non è solo mia, di Victoria o di Analía, ma piuttosto è la storia dell’Argentina, una storia di intolleranza, violenza e menzogna, le cui conseguenze sono ancora vive e che non sarà conclusa finché anche l’ultimo bambino rubato durante la dittatura non ritrovi la propria identità, finché l’ultimo dei responsabili di quella barbarie non venga giudicato per i crimini che ha commesso, finché l’ultimo dei trentamila desaparecidos non abbia di nuovo un nome, una storia e una circostanza di morte conosciuta, e finché l’ultimo dei suoi parenti non sia finalmente in grado di dargli una sepoltura. Come è accaduto a me e a coloro che mi hanno preceduto, e come accadrà a chi verrà dopo, la verità alla fine viene a galla e ha la meglio sul castello di menzogne e finzioni costruito nel corso di lunghi anni. La mia storia, dunque, non è solo mia ma di tutti: è un granello di sabbia che mi permetto di apportare per svelare, per quanto parzialmente, la verità. … (pag. 80)

La più giovane parlamentare argentina narra la sua storia. La sua vita è un esempio di come la verità riesca a imporsi, nonostante la falsità e gli inganni sistematicamente perpetrati da un regime dittatoriale, e di come i legami di sangue costituiscono una realtà impossibile da cancellare.
Ma soprattutto il suo racconto è un modo per gridare al mondo intero ciò che per una vita le è stato negato: il suo nome, Victoria!
(dalla IV di copertina)
Daniele Scaglione, Rwanda - Istruzioni per un genocidio, Infinito Edizioni